Io cucino perché: racconti di vita di Aimo Moroni - Peperoni e Patate

Io cucino perché: racconti di vita di Aimo Moroni

Eventi
Questo non è un post smielato o polemico in cui voglio dire cosa mi dà cucinare o spiegare alle aziende che non cucino per loro o cose di questo tipo. 
“Io cucino perchè” è un capitolo magico in cui Aimo, tramite la penna di Paolo Marchi, racconta la sua vita, la sua esperienza e il motivo per cui cucina.

Solo per lasciarvi un pensiero 🙂

Questo capitolo è inserito in un libro di racconti legati al cibo, “Storie di Cibo. Racconti di vita“, in cui 10 storie raccontano il cibo attraverso le proprie esperienze. Ogni capitolo è una storia a sé, ogni esperienza vede il cibo come una parte importante della propria cultura.
Il libro fa parte di una collana realizzata per volontà di Expo Milano 2015 e da La Triennale di Milano, nel desiderio di dare risalto a una parte fondamentale della nostra vita, il cibo, elemento senza il quale non ci sarebbe vita.
Lunedì sera, nel suggestivo contesto del chiostro del Piccolo Teatro di Via Rovello, una di queste 10 storie è stata narrata dando vita a un momento speciale: la storia di Aimo Moroni.
La suadente voce di Tommaso Minniti dava forma alla vita di Aimo, tramite le parole scritte per mano di Paolo Marchi, portandoci con la forza della sua voce in un’altra dimensione.
Aimo e Nadia, insieme a Paolo Marchi, hanno arricchito i racconti. Non solo di nozioni sulla loro vita, ma di emozione, di commozione al pensiero del proprio passato e della guerra, di consensi che seguivano la voce del narratore.
Alessandro Negrini, chef destinato a prendere le redini de Il luogo di Aimo e Nadia insieme a Fabio Pisani, ha arricchito il racconto con i profumi di uno splendido piatto di Spaghetti, cipollotto e peperoncino, un piatto che Aimo ha creato nel 1965.
Il profumo di soffritto ha stuzzicato il palato del pubblico, ma ha fatto anche viaggiare nella cucina di Aimo e Nadia, mentre Aimo spiegava la storia che c’era dietro questo piatto. Mentre poi la Zuppa Etrusca – “Non chiamatela ribollita” – ha colmato il desiderio del pubblico di godere di un sapore speciale.
Aimo ha raccontato come è arrivato a Milano, durante la guerra, di quando vendeva le caldarroste d’inverno e il gelato d’estate, di come ha rischiato multe salate per acquistare prodotti di prima qualità per non doverci rinunciare mai. Ha raccontato dell’arrivo nel suo primo ristorante e di quando è arrivato in Via Montecuccoli, dove si trova ancora attualmente.
Ha raccontato la sua vita per far capire al pubblico la sua cucina.  La cucina di Aimo è storia, è cultura. E’ rappresentazione dei tempi andati e dei piatti poveri della sua vita, piatti in grado di dare tanto.
Può uno spaghetto con il cipollotto emozionare? Assolutamente sì.
Sentire Aimo parlare della sua vita ha fatto rinascere in me la voglia e la nostalgia dei miei nonni.
E’ tornata in me la voglia di ascoltare quei racconti che mi sono persa, quelli mai ascoltati perché sono la piccola di casa. Di tutte quelle polpette al sugo che ho mangiato troppe poche volte per essere sufficienti a non averne voglia ancora e ancora. Come Aimo non si stancherà mai del suo pane e pomodoro.
Non credo che mai sentirò la mancanza di caviale e champagne, ma delle polpette al sugo della nonna e del pane di casa con il pomodoro schiacciato dentro, certamente sì.
Aimo è stato bravissimo nel far capire l’importanza di quei valori che io ho descritto in 2 righe e a tradurlo in alta cucina.
Cosa sarebbero le polpette al sugo della nonna, tradotte nel linguaggio di Aimo?

Commenti

8 Commenti su "Io cucino perché: racconti di vita di Aimo Moroni"

Il 20 Luglio 2012 alle 08:25
Patty ha scritto:
Questi racconti mi affascinano...scoprire quello che ha portato una persona a fare certe scelte che poi si sono rivelate incredibili e definitive. Mi incuriosisce molto il libro di cui parli e penso che andrò a comprarlo. Mi piace questo post. Un abbraccio, Pat
Il 23 Luglio 2012 alle 09:54
Teresa Balzano ha risposto:
Ormai ho quasi finito di leggerlo e vale la pena acquistarlo a mio avviso. Tante sfaccettature per vivere il cibo, cose a cui a volte non pensiamo neanche!
Il 20 Luglio 2012 alle 08:37
Anna Luisa e Fabio ha scritto:
Oggi tutti vogliono arrivare e subito. Ognuno invece deve fare il suo percorso e tenerlo sempre ben presente. E' bello leggere ancora di queste storie.
Fabio
Il 23 Luglio 2012 alle 09:07
Teresa Balzano ha risposto:
Parole saggissime!!!
Il 20 Luglio 2012 alle 20:03
Sara ha scritto:
bellissimo racconto...mi fa venire in mente le origini della mia passione culinaria :)!!
un bacio
Il 23 Luglio 2012 alle 09:15
Teresa Balzano ha risposto:
E' bello scoprire queste storie, fanno ritrovare una energia unica, rimettono in moto la passione e fanno riflettere sulla nostra storia.... e sulle nostre origini... sono contenta di averle fatte ritornare anche alla tua memoria! un bacio
Il 23 Luglio 2012 alle 04:06
accantoalcamino ha scritto:
Ciao Tery, leggere questo post mi ha confermato che quel tempo non tornerà più, il tempo che accoglieva i sogni e li cullava fino alla loro realizzazione, sono cambiate troppe cose ed il percorso per seguire i nostri sogni è diverso, si realizzano ugualmente certo, però mancherà sempre il desiderio di mangiare le popette della nonna perchè anche le nonne sono cambiate... Un libro da leggere, almeno per me che la nostalgia del passato accompagna le mie giornate, ciao dolce Tery, sempre bello passare di qua a "nutrirsi" dei racconti delle tue esperienze, un bacio.
Il 23 Luglio 2012 alle 09:55
Teresa Balzano ha risposto:
La nostalgia del passato penso che caratterizzi il nostro crescere, andare avanti. Nella storia di Aimo si poteva sentire tanta nostalgia, però faceva anche pensare "come siamo privilegiati al giorno d'oggi". sogni più concreti, ma niente fatiche per vendere caldarroste d'inverno e gelato d'estate. Ci vorrebbe a volte un buon mix tra passato e presente, cosa che purtroppo spesso non riusciamo a fare.. un bacio!

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